Gherardo Colombo a Tabularasa….”Il pensiero prima di tutto”

Ed è arrivato, Colombo, ad inaugurare la rassegna “di rottura” (molto polisemantico, ognuno interpreti) organizzata da Urba/strill.it giorno 19 luglio….

In pratica, solo pochi giorni fa, ma sembra già una vita, perchè il ciclone “Tabularasa” è passato ed è il caso, adesso, quando i fumi dell’entusiasmo cominciano a dileguarsi, di mettere in ordine quanto è successo.

E lo rivedo Colombo, impegnato a parlare con noi ragazzi in quella che avrebbe dovuto essere una chiacchierata informale e si è trasformata in un vero e proprio bagno di folla. Niente di preparato, nessuna scaletta: domande spontanee per risposte indimenticabili.

Perchè Colombo non solo parla. Guarda. E guarda l’interlocutore occhi negli occhi. Nei suoi ho potuto vedere il guizzo, il lampo che accompagna l’espressione verbale e la sostituisce in qualche caso.

Come quando gli ho domandato se avesse mai avuto delle pressioni per lasciare la magistratura, mentre indagava su alcuni dei misteri più fitti d’Italia. Mi ha risposto: ” No, pressioni no. Certo, ho avuto 5 procedimenti disciplinari, svariate denunce, ma sono stato sempre assolto. No, pressioni no, mai.” E intanto, gli occhi attraversati da un guizzo improvviso…

Ci ha raccontato di come, quando incontra i ragazzi in tutta Italia per parlare delle regole, esordisca così: “Le regole per voi che importanza hanno? pensate esista un nesso tra regole e non dico felicità, ma almeno miglioramento della società?”

E di come all’inizio l’uditorio sia scettico “perchè voi quando pensate alle regole pensate sempre ad un restringimento di libertà…cominciate a fare uh, eh…quando io incomincio però a fare degli esempi come la regola della libertà di espressione, allora si capisce come alcune regole diano opportunità, possibilità”…

Quando ha accennato di incontri al carcere di San Vittore, gli ho chiesto espressamente di raccontarci questa esperienza, e ci ha raccontato di  come questa faccia parte di un progetto dell’Asl, un programma per il recupero dei tossicodipendenti.

Più tardi, all’incontro “istituzionale”, ha spiegato la sua decisione di lasciare la magistratura con la “metafora delle tubature”: “a un certo punto della mia vita, ho avuto la sensazione di essermi sempre occupato del rubinetto, quando invece era la centralina a dare problemi, ad essere tappata. Ed è per cercare di “stapparla” che ho deciso di impegnarmi in questo nuovo senso”.

Ha ricordato di come oggi “le regole vengono sempre più imposte. Ma se le regole si impongono, il loro contenuto, il significato, l’utilità non passa”. Da qui, la decisione di fare un libro a mio avviso “filosofico”, come filosofica è la vera ricerca di senso che ci sta dietro, filosofica nella vero e migliore accezione del termine.

“Pensate a Beccaria….secondo voi, se avesse scritto ‘Dei delitti e delle pene’ nel 600, avrebbero abolito la tortura o Beccaria? Beccaria! E allora, che cosa è cambiato? E’ cambiata la percezione, l’idea della gente su cosa fosse giusto e cosa ingiusto. In questo senso, la cultura è superiore alle regole”.

Chapeau.

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