Reggio Calabria: Camilla Baresani ai Caffè Letterari del Rhegium Julii

da www.strill.it

Mercoledì 28 Luglio 2010 15:00

di Josephine Condemi – “Oggi esiste molta letteratura che racconta l’età adolescenziale e post-adolescenziale, i cosiddetti romanzi di formazione; poi abbiamo un altro filone, con Philip Roth e quelli che chiamo i ‘romanzi della prostata’, che raccontano l’amore dei settantenni per le ventenni….io ho voluto raccontare l’età di mezzo, quella dei 40/50 anni.”Camilla Baresani, giornalista e scrittrice, ha presentato ieri sera ai Caffè Letterari del Circolo Culturale Rhegium Julii il suo nuovo romanzo, “Un’estate fa”. Un romanzo che, come ha spiegato la stessa autrice, “si sviluppa su due livelli: la storia di un’illusione amorosa, e il racconto di un pezzo della società italiana, il mondo dei creativi e di coloro che lavorano nell’informazione.  Un mondo con modalità di relazione improntate alla visibilità: perché se la posizione lavorativa è precaria, non puoi più stare in un angolo, devi farti vedere nei posti giusti con le persone giuste così da poter ricordare agli altri che esisti. Per i miei personaggi appartenenti a quel mondo, esistere vuol dire esserci, ed essere sempre in forma, finto-allegri, costringendosi ad una vita orrenda di finzione.”

I 40/50enni nella e della società attuale: “la mia protagonista, Erika, ha 43 anni ma non se ne rende conto; viene da Verona, città da cui è scappata per dinamiche familiari ma anche per la volontà di lasciarsi alle spalle una vita da provinciale, in cui non sei tu, ma ‘il figlio di’, ‘la moglie di’, sei qualcosa di qualcun’altro… E allora era andata a Milano pensando di cominciare dalla propria identità, ma si ritrova in un circuito che, sebbene in contesti diversi, con argomenti magari più interessanti, è altrettanto provinciale, ricreando la provincia in un mondo di presunta internazionalità e cosmopolitismo.”

La periferia è uno stato mentale, diremmo noi, ma continuiamo a seguire l’argomentazione della Baresani: “i quarantenni/cinquantenni di oggi, complice un aspetto fisico che cancella sempre più spesso l’età, la diversa condizione femminile, sono pronti a vivere una seconda adolescenza. Dovrebbero avere tanta esperienza, diretta e indiretta, invece capita che sempre più spesso si innamorano come gli adolescenti, credendo sia facile aprire nuovi capitoli della loro vita attraverso una storia che dia una nuova direzione, che stravolga tutto il cammino fin lì intrapreso, non volendosi ricordare che per cambiare la propria vita bisogna partire da se stessi, che il cambiamento non arriva dall’amore….”

Una generazione, confusa, costretta a fingere per sopravvivere, che vive con sofferenza i propri fallimenti: “Purtroppo, fin da piccoli ci raccontano quello che non succede mai… che le cose dovrebbero funzionare sempre in un modo, ma soprattutto dovrebbero funzionare. Invece poi nella realtà si complicano, prendono strade diverse…ma non è detto che da un fallimento non possa nascere qualcosa di positivo.”

Nel volume è infatti presente un vibrante elogio del disordine, dello scarto dalla norma, dell’imprevisto che da intralcio diventa possibilità, opportunità.

Perché,  parafrasando qualcuno, è solo dal caos che si può partorire una stella danzante.

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